Lilypie First Birthday tickers

Lilypie First Birthday tickers

venerdì 13 novembre 2009

Parliamo un po' di cibo

E ora parliamo un po’ di cibo!
Tutto sommato qui si mangia bene, anche se dopo una settimana ci sembra che il cibo sia un po’ sempre uguale. Noi però mangiamo nella mensa dei volontari, quindi il cibo proposto è molto occidentale: pasta, zuppe, riso, cous cous, omlette, patate…
Ma abbiamo già mangiato qual cosina di locale. Qui cresce un tubero molto simile alla patata come sapore, qui lo chiamano Ignam, è molto lungo e bianco, appena riesco ne faccio una foto.
Con l’ignam ci fanno le stesse cose che noi facciamo con le patate, quindi lo battono con dei bastoni fino a che non diventa tipo puré, oppure si può fare fritto, bollito, al forno…ma le patate sono più buone!!!!
Qui vendono anche le patate, ma vengono importate dal Burkina Faso, come tante verdure, tipo i pomodori. Nel nord del Benin dove stiamo noi ci sono solo due stagioni: quella delle piogge che dura 3-4 mesi e quella secca. Nel Burkina o nel sud del Benin, invece ci sono 2 stagioni delle piogge e 2 stagioni secche, quindi la terra è molto più fertile di qui.
Una cosa molto buona che ho assaggiato è il formaggio Peol. I Peol (non sono sicura che si scriva così) sono un popolo di pastori e loro fanno questo formaggio. Io l’ho provato fritto ed è molto, molto goloso.
Anche di frutta qui non ce n’è molta, gli ananas sono buonissimi, piccoli, piccoli ma dolcissimi, ma ci hanno detto che tra poco finisce la loro stagione, poi ci sono papaya e una specie di arancia che però non ho ancora assaggiata e ovviamente le banane piccole.
Qui tutti mi chiedono di fare la pizza (sono italiana no? Quindi dagli italiani si aspettano la pizza!), ma ho paura di fare una figuraccia, non so che lievito usano, poi fa caldissimo, quanto dovrà lievitare qui?
Boh, forse domani mi cimento! Vi farò sapere!

domenica 8 novembre 2009

Tanguieta

Ciao a tutti!
Siamo in Africa! Accidenti non so da dove cominciare…facciamo dall’inizio!
Il viaggio è stato proprio lungo ci sono voluti due giorni per arrivare qui a Tanguietà. Solo 6,15 ore di volo da Parigi a Cotonu, ma poi da lì è iniziata l’avventura.
Prima impresa riuscire a recuperare i bagagli, c’era un nastro trasportatore piccolissimo e una marea di persone davanti con carrelli vuoti (Polo e Mommy vi ricordate Il Cairo?), ci abbiamo messo più di un ora. Poi abbiamo dormito lì e la mattina seguente ci siamo svegliati all’alba per prendere l’autobus…8 ore di viaggio su strade anche sterrate, peccato che nel sud del benin c’è ancora la stagione delle piogge e sulla strada abbiamo trovato delle pozzanghere grandi, ma grandi (non ne avevo mai viste di così grandi!) e la cosa buffa è che ci trovai nel mezzo le macchine ferme con l’acqua che raggiungeva il livello del finestrino (ora io dico, solo in Africa si può pensare di attraversare con la macchina una pozzanghera profonda un metro e larga due sperando di arrivare dall’altra parte!).
Il pullman si è fermato a Natitingu una città a 30 Km da Tanguietà, lì ci sono venuti a prendere in jeep. Questo ultimo tratto è stato qualcosa di meraviglioso, il paesaggio era mozzafiato, né io né Paolo riuscivamo a parlare, colline di savana con era alta gialla e verde e alberi nodosi con alte braccia che spuntano fuori qua e là, ti aspetti che da un momento all’altro compaia anche un leone.
E poi la gente…fin da subito ci siamo accorti che le donne qui sono bellissime, alte magre, longilinee, con i loro vestiti coloratissimi. Le vedevi sul ciglio della strada che camminavano con in testa le cose più impensabili, ci hanno spiegato che vengono a Tanguietà perché lì c’è un buon mercato, fanno circa 20-30 km per tornare poi ai loro villaggi.
Comunque sia a Tanguietà ci siamo arrivati!
Ci stiamo ancora un po’ ambientando, la nostra camera è un po’ spartana, ma va siamo in Africa!
Comunque io e Paolo stiamo cercando di renderla il più confortevole possibile, solo oggi siamo riusciti a recuperare una zanzariera matrimoniale per esempio! La pulizia poi diciamo che non è proprio il forte degli Africani, avremmo tanto desiderato avere un vaporetto per pulire le piastrelle del bagno (Mommmyyyyy!!!!)
L’ospedale è invece molto, molto grande, ci sono parecchi reparti e tante, tante persone, ovunque.
Difficile da spiegare…Allora quando c’è qualcuno che deve andare all’ospedale qui si porta dietro tutta la famiglia, quindi immaginate quanta gente c’è!
C’è una piazza centrale con tanti alberi di baobab dove stazionano le famiglie, e le persone che stanno aspettando di essere chiamate per essere ricoverate, qui c’è anche una zona dove ci sono le cucine pubbliche e le donne vanno lì a preparare da mangiare, poi ci sono i vari reparti.
La cosa più bella qui è la gente, gente che va, gente che viene, la mattina mentre andiamo verso il refettorio, ci sono le donne che lavano i panni in catini enormi e li stendono per terra al sole e il cortile si trasforma in un mosaico. Le donne si portano in testa questi catini pieni d’acqua, sono impressionanti, ci staranno dentro 20-25 litri….infatti hanno tutte l’iperlordosi lombare.
Stiamo ancora cercando di capire come funzionano qui le cose, diciamo che ovviamente non ci sono gli standard di un ospedale italiano, anzi!!! I reparti hanno stanze piccole e piene di letti, oltre ai degenti ci son lì anche i parenti e ci sono persone che sono per terra nei corridoi, perché non c’è più posto.
Io per ora ho visitato solo il reparto di pediatria…beh diciamo che lascia un po’ senza parole vedere i bimbi che vivono su una stuoia con magari entrambe le gambine ingessate.
E poi qui fa caldo, caldo, caldo, quindi le mosche sono dappertutto.
Uff…devo raccontare ancora un sacco di cose, ma non faccio a tempo!
Io ho trovato la mia prima occupazione nella scuola dell’ospedale, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17. LA gestisce una suora spagnola, mitica, bravissima. Hanno molto materiale didattico, oltre a libri e fotocopie, sono rimasta colpita.
Ci sono bambini di tutte le età dai due ai 13- 14 anni. In tutto non superano mai i venti, venticinque, perché qui la scolarizzazione non è alta.
Questo è l’altro problema, che tanti bambini non parlano francese e quindi non capiscono un gran che, per non dire nulla. Vi dico solo questo, i bambini non si capiscono tra loro perché parlano dialetti diversi, per non dire di quelli che vengono dal Burkina Faso o dal Togo.
Io non parlo bene il francese, ma tanto loro non capiscono!!!
Però quei pochi che sanno il francese mi spiazzano, perché io non li capisco e mi fanno domande a cui non so rispondere.
In questi due giorni ho cercato di insegnare a contare fino a tre a un gruppetto di bimbi più o meno di 8 anni che non parlavano francese,fino a ieri erano proprio tabula rasa, ma oggi, a furia di lavorare con gli insiemi sembra che fino a tre si riesca ad arrivare, vedremo domani.
Ma per fortuna non sono mai sola, e poi ovviamente io mi vorrei occupare dei più piccolini, che sono a dir poco bellissimi. Tutti i bambini qui sono belli, ma son belli perché continuano a sorridere, anche se, hanno le gambe ingessate, i piedi storti, scottature inguardabili su entrambe le gambe…e loro ridono, giocano e hanno voglia di stare con te!
Certo il primissimo giorno, dopo essere stata a scuola avevo il solo desiderio di farmi una doccia.
Non sono proprio puliti…ma ad oggi, dopo pochi giorni questa sensazione non c’è più, mentre c’è già il ricordo di gesti bellissimi: I Bambini che sono “solo” storpi spingono le carrozzine dei bambini che sono ingessati e non riescono a camminare per accompagnarli a scuola; la piccola Mati viene a scuola camminando a fatica con suo girello, cammina lentissimamente e parte molto presto per arrivare puntuale…quando entra è fradicia di sudore, ma a scuola c’è arrivata e col sorriso! Quando guardi queste cose ti sembra di vedere dei piccoli miracoli e non puoi far a meno di riflettere.
Qui hanno comunque una dignità e una bellezza inimmaginabile, anche se in mezzo a tanta povertà.
E poi son tutti gentilissimi, si salutano sempre, si chiedono come stanno, la famiglia…
Peccato che il francese parlato dagli adulti è quasi incomprensibile (Ahmed tu ci avevi detto che parlano piano!!!!) Parlano invece molto velocemente, sbiascicando le parole e a voce bassa…sto facendo certe figure, perché non li capisco mai! Mentre riesco a capire molto bene il personale francese e svizzero che collabora con noi (Ahmed hai fatto miracoli con noi!!!).
Il mio lavoro mi stimola molto, sono molto molto contenta!
Ora basta vi sarete annoiati!
Però qui è tutto nuovo e tutto da raccontare!