Lilypie First Birthday tickers

Lilypie First Birthday tickers

lunedì 27 dicembre 2010

Buon Natale!


Un pochino in ritardo auguro a tutti di cuore un buon Natale!


Avrei voluto farlo prima, ma...il tempo prima delle feste scorre più veloce! Spero che tutti abbiate trascorso un felice e sereno Natale con le persone che più vi stanno a cuore e che la venuta di Gesù Bambino vi abbia ricolmato di quella felicità che nessun regalo può donare.


Buon Natale a tutti!




Lauretta

mercoledì 22 dicembre 2010

Involtini di peperoni in agrodolce

IL Natale evoca sempre tanti ricordi, anche quelli legati al palato e mai come l'anno scorso me ne sono resa conto.
Come molti sanno esattamente un anno fa mi trovavo in Benin insieme a Paolo in missione e il giorno di Natale è stato credo il più sconvolgente di tutti i sei mesi trascorsi lì, faceva caldo, niente pini, niente regali, niente lucine,niente di niente che ricordasse qualcosa dei nostri Natali ad eccezione della capanna con il Bambinello.
Il "pranzo di Natale" è terminato alle ore 13...ci hanno fatto una specie di pasta al forno e abbiamo festeggiato con un pandoro scaduto da circa un anno che aveva un retrogusto di arancia.
Uscita dal refettorio la prima cosa che ho detto a Paolo è stata: "mi mancano i peperoni del papà!"
Già a più di quaranta gradi al sole io volevo gli involtini di peperoni, quelli che insieme ai ravioli e agli strufoli, ho visto preparare nella cucina di casa fin da piccola solo per il giorno di Natale. Il papà li preparava (e ancora oggi li prepara) con cura e amore come se fosse un'arte, li fa tutti esattamente della stessa dimensione, alternati rossi e gialli...
Da bambina non mi piacevano, perché non amavo i peperoni, ma crescendo ho cominciato ad apprezzarli, anzi a fare a ruba con fratelli e parenti per accaparrarli.
Quest'anno ho deciso di cimentarmi anch'io! Devo recuperare il Natale passato!
In realtà ho scoperto che non sono difficili ne lunghi da preparare, tutto dipende dalla quantità!

con un kg di peperoni io ho fatto solo questa teglietta, mentre papà ne fa sempre almeno una decina e le distribuisce a tutti!






  • 1 kg di peperoni rossi e gialli
  • 4 filetti di acciuga sott'olio
  • 2 cucchiai di capperi
  • 2 cucchiai di pinoli
  • 2 cucchiai di uvetta
  • 2 fette di pan carrè
  • 2 manciate di prezzemolo
  • 1 spicchio d'aglio
  • origano
  • olio EVO
  • sale

Cuocere i peperoni al forno a 200° per 40 minuti (girarli a metà cottura in modo che non si brucino). Una volta tiepidi spellarli delicatamente, eliminare i semi e dividerli in falde.

Mettere a bagno l'uvetta in acqua tiepida e una volta tiepida tritare insieme nel tritatutto acciughe, capperi (strizzati se sott'aceto, lavati in abbondante acqua corrente se sotto sale), pinoli, uvetta, pan carrè, prezzemolo, origano e sale.

Strofinare una ciotola con l'aglio tagliato a metà e quindi mettervi il trito. Aggiungere olio per ammorbidire e mescolare.

Distribuire su ogni striscia di peperone un cucchiaino circa di composto e arrotolare. Se i peperoni sono lunghi con una striscia se ne possono fare due. distribuire i peperoni su una teglia unta sul fondo con un goccio d'olio.

Infornare a 200° per 15 minuti.

Possono essere preparati anche i giorni prima e tenuti in frigorifero ricoperti da pellicola trasparente. L'importante è servirli caldi o tiepidi, ma non freddi!



martedì 21 dicembre 2010

Tacchino Ripieno

La settimana di Natale è cominciata e con essa anche tutte le cene di festeggiamento con amici e colleghi.
Sabato sera per festeggiare il Natale con gli amici storici di Trenno, è stato pensato un menù senza primi, ma con solo antipasti e secondo...ma che secondo!
Il Ciccio mi ha chiesto di cucinare il tacchino ripieno! Quale occasione migliore per non cimentarsi in una ricettina simile!
Dopo aver girato nella blogsfera a destra e manca nella ricerca del ripieno perfetto, ho optato per un ripieno esclusivamente di carne, anche se a me sarebbe piaciuto molto l'agro-dolce con mele e castagne, ma ahimè non piace a tutti, quindi meglio non scontentare nessuno.
Il tacchino era un bestione di 5 kg ovviamente allevato in Cascina Campi, la cascina più bella di Milano (sì lo so, sono di parte, ma sposare un trennese fa questi effetti), che mi è stato dato spennato (per fortuna) e svuotato dalle interiora e senza testa. Purtroppo non era disossato e io non me la sono sentita di cimentarmi in quest'impresa! Quindi è stato riempito così, ma al momento del taglio abbiamo pagato le conseguenze di questa mossa! Il tacchino non si voleva lasciar tagliare!!! ossa ovunque, ci è voluto un super aiuto da parte di Nicolas per riuscire a tagliarlo!
Consiglio 1: fatelo disossare dal macellaio!!!!
Il risultato è stato ottimo per essere la prima volta che cucinavamo il tacchino, la carne era morbida, sarebbe stata ancora più buona se qualcuno non avesse buttato via per sbaglio il sughetto di cottura...
consiglio 2: Non buttate via il puccino!!!
Ma ora passiamo alla ricetta, rubata da una vecchia rivista di Cucina Moderna.

Ingredienti:

  • un tacchino di 5 kg circa
  • 500 g di polpa di vitello (o trita di vitello)
  • 250 g di lardo
  • 250 g di salsiccia
  • 300 g di petto di pollo
  • 200 g di prosciutto cotto
  • una bottiglia di vino bianco
  • due cucchiai di pistacchi non salati sgusciati
  • 100 g di grana grattugiato
  • 60 g di burro
  • 2 uova
  • salvia, rosmarino, aglio
  • olio extravergine di oliva
  • sale, pepe

Strofinate l'esterno del tacchino con un trito di rosmarino, salvia e aglio, sale e pepe, aiutatevi eventualmente con dell'olio di oliva. (La ricetta originale dice di fare questa operazione e poi di lasciare il tacchino in frigo per 2 ore...noi non le avevamo!)

Per il ripieno: tritare la polpa di vitello e il petto di pollo, spellare la salsiccia; tagliare il lardo e il prosciutto cotto a dadini regolari.

Mescolare tutti gli ingredienti preparati con i pistacchi, il grana e le uova, salare e pepare.

Io ho fatto riposare per una notte in frigorifero il ripieno, ma la ricetta non lo richiedeva.

Riempire il tacchino con il suo ripieno compattandolo bene. Armati di ago grosso e filo richiudere il cappone. Io ho usato il cotone da cucito un po' spesso e un ditale, perché la pelle non era sempre morbida.

Avvicinate le cosce con uno spago e se serve legate tutto il tacchino per tenerlo in forma (probabilmente questo passaggio serve soprattutto se è disossato, a noi è bastato legare le cosce).

Rosolate il tacchino da ogni parte in una casseruola unta di olio a fuoco vivo, girandolo senza pungerlo; poi trasferitelo in una placca da forno e spalmate il petto con i pezzetti di burro.

Coprire le ossa che sporgono dalle cosce con dell'alluminio per non farli bruciare.

Versare tre bicchieri di vino e cuocere il tacchino in forno già caldo a 180° per due ore circa.

Durante la cottura giratelo ogni tanto e bagnatelo con il suo fondo. Se ci si accorge che il fondo finisce aggiungere del brodo, altrimenti si secca e fa fumo.

Sfornate e tagliate il tacchino (auguri!) dando a ciascuno una parte di carne e una di ripieno, irrorate con il suo fondo.

Buon Appetito!

E grazie a tutti gli amici che hanno collaborato alla realizzazione del tacchino, a quelli che l'anno mangiato e a chi ha aiutato a rendere speciale questa bella serata!

lunedì 13 dicembre 2010

PIZZOCCHERI

Bello eh?! Questo è lo splendido panorama che mi trovo davanti agli occhi quando apro la finestra della nostra piccola baita in montagna. Abbiamo approfittato del ponte di S. Ambrogio per scappare dalla piovosa Milano e rifugiarci nel nostro piccolo angolo di natura.
La baita è raggiungibile in inverno solo con la funivia e un tratto di strada a piedi (non ancora bene quantificato c'è chi dice che bastino 15 minuti, ma l'ultima volta carichi com'eravamo ci abbiamo messo quasi un ora!) e poi si rimane isolati in un pesino che sembra fuori dal tempo.
Abbiamo passato tre giorni mangiano, giocando, sciando e stando in compagnia di ottimi amici!
Ogni volta queste vacanze si trasformano in gare enogastronomiche, questa volta abbiamo deciso di sfamare i nostri sciatori con un bel piatto di Pizzoccheri!
Il risultato è stato che qualcuno non è più riuscito a rialzarsi da tavola, solo i più impavidi si sono goduti le piste fino al tramonto del sole!




Pizzoccheri per 5/6 persone

  • 500 g di pizzoccheri
  • 300g patate
  • 250 g burro
  • 300 g di verze (oppure un misto di verze, coste, spinaci)
  • 300 g formaggio bitto o fontina
  • 150 g di grana
  • 2 spicchi di aglio o salvia

Mettere sul fuoco un pentolone pieno d'acqua che sia sufficientemente capiente per contenere tutti gli ingredienti.

Salare la pasta e quando bolle immergervi per prime le patate tagliate a cubetti grossolani. Dopo una decina di minuti, aggiungere le verze tagliate a listarelle e quasi subito la pasta che necessita di una cottura di 10 minuti circa.

A questo punto sciogliere in una padella il burro con la salvia o l'aglio (a seconda dei gusti).

Scolare il tutto e in una pirofila cominciare a versare metà della pasta, cospargere il tutto con il formaggio tagliato a dadini e con il grana grattuggiato, quindi ricoprire con metà del burro fuso. Poi aggiungere la pasta rimanente e ricoprire di nuovo con bitto, grana e burro.

Lasciare riposare un minuto, quindi mescolare il tutto, vedrete che il formaggio sarà filante e....è la fine del mondo!!!!

mercoledì 1 dicembre 2010

Fettuccine al Salmone

Finalmente sono tornata in cucina! Eh già perchè con l'arrivo del Natale mi sono data alla preparazione dei regali home-made e il tavolo della cucina è perennemente invasa da macchina da cucire e pennelli. Peccato non poter postare tutto subito!
Ieri sera ho fatto questa ricetta veloce, ma veramente squisita, a prima vista può sembrare una semplice pasta alla panna e salmone, ma assolutamente NO!
Certo quegli ingredienti ci sono, ma non sono gli unici e la combinazione di sapori la rende proprio particolare...provate!
Grande importanza ha lo scalogno! Non sostituitelo con la cipolla semplice, perchè il risultato non sarà lo stesso (ho già provato fidatevi!).
Ho intitolato il post "Fettuccine" perchè questa è la pasta per eccellenza che si abbina a questo sughetto, ma in mancanza di queste ho usato le penne rigate, buone comunque, ma le fettuccine le preferisco!

Per 4 persone

  • 250 g di fettuccine
  • 100 g di salmone
  • 100 g di panna da cucina
  • 50 g di burro
  • 2 scalogni
  • 1/2 dado
  • vino bianco/cognac

Mettere a bollire l'acqua per la pasta, nel frattempo affettare gli scalogni e farli appassire nel burro in una capiente pentola. Quindi aggiungere 5 cucchiai di vino bianco e 1 di Cognac e lasciare evaporare un pochino.

Aggiungere il mezzo dado e la panna, quindi il salmone tagliato a listarelle e lasciare cuocere per alcuni minuti. Il sughetto non si deve restringere troppo, nè deve bollire.

Cuocere le fettuccine, scolarle e unirle alla salsa, mescolare e servire subito!

giovedì 25 novembre 2010

Sofia

E con l'arrivo dell'inverno è arrivata anche la piccola Sofia, nostra nuova nipotina. Bella, coccolosa e dormigliona. Definita dalla mamma e dal papà un angioletto! E allora per lei non potevo non preparare qualcosina con le mie manine...se lo merita proprio è la benvenuta qui sulla terra!



Ecco qui una sagomina in Country Painting da appendere, semplice, ma simpatica. Quando la preparavo mi chiedevo se fosse stata bionda come la mamma o castana come il papà? Mossa di capelli come il papà o liscia come la mamma?! Per ora Sofia ha dei capelli scuri scuri, e degli occhietti chiarissimi, col tempo poi si vedrà!

Benvenuta!

domenica 7 novembre 2010

SCARPETTE BIMBO

Come annunciavo qualche giorno fa, in questa settimana mi sono un po' data da fare con i "lavoretti". Ho sfoderato la mia macchina da cucire e utilizzando questo tutorial che qualche tempo fa la mitica Ely ha recuperato sul web, mi sono messa a preparare delle simpaticissime pantofoline per neonato. Le istruzioni in inglese mi hanno fatto perdere un po' di tempo, soprattutto perchè non capivo che cavolo di imbottitura servisse.

Ma alla fine il risultato è stato ottimo per una alle prime armi come me, anche se migliorabile nei dettagli. Colorate, simpatiche e pronte in qualche ora. Appena ho tempo cercherò di tradurre il tutto e di aggiungere le mie modifiche (ci sono sempre delle personalizzazioni da fare!) potrebbe essere utile a qualcuno.

mercoledì 3 novembre 2010

OSSIBUCHI

Con queste giornate fredde e piovose arrivare a casa la sera e mangiare qualcosa di caldo è d'obbligo! E così col la complicità di una carne squisita acquistata dal macellaio di Champolouc una sera sono nati questi squisitissimi e dolcissimi ossibuchi quasi alla milanese!

Nella ricetta originale vengono cotti in una salsina di succo di limone, prezzemolo e acciughina, ma a me il limone in cucina non piace, l'acciuga non piace a Paolo, il prezzemolo in casa non c'era, quindi...le ho fatte così:




  • 2 ossibuchi
  • 1 cipolla piccola o mezza grossa
  • due mestoli di brodo di carne
  • due cucchiai di polpa di pomodoro (o del pomodoro concentrato)
  • farina per infarinare
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • sale
  • pepe
  • una noce di burro

Sciogliere nella pentola a pressione (senza coperchio) il burro, quindi far soffriggere la cipolla tritata finemente. Appena si dora togliere con una schiumarola la cipolla dalla pentola e conservarla su un piattino.

Nel frattempo prepaparare la carne. Eliminare dal bordo l'eventuale strato duro della pelle (non sempre c'è, negli ossibuchi che vendono al supermercato di solito lo levano già) fare col coltello dei tagli lungo il grasso del contorno, in modo che durante la cottura non raggrinzisca. Quindi infarinare abbondantemente la carne, salarla e peparla.

Far soffriggere nel burro a fuoco vivo da entrambe i lati, quindi sfumare con il vino bianco. A questo punto aggiungere il brodo, il pomodoro e le cipolle precedentemente soffritte.

Chiudere la pentola a pressione e far andare per 45 minuti da quando fischia.

Se la carne risulta ancora dura necessita di essere cotta ancora. Se non si è certi sulla qualità della carne e quindi si teme che resti un po' duretta basta aggiungere nella pentola mezzo cucchiaio di bicarbonato.

Io l'ho abbinata con un risottino giallo.

venerdì 29 ottobre 2010

Chi non muore si rivede!

Eccomi qua dopo una lunghissima assenza di più di un mese (accidenti pensavo meno) che mi ha tenuta lontana dal blog e anche un po' dai fornelli. Diverse sono le motivazioni, prima di tutto il cambio di lavoro, non più con i marmocchietti della scuola dell'infanzia, ma haimè con dei ragazzetti di quarta elementare alti quasi quanto me e agitati all'inverosimile. Diciamo che cambiare grado scolastico mi ha costretta a rimettermi a capofitto sui libri per recuperare materiale didattico, idee, modalità di proposte, studiare i programmi, ecc...
Ma diciamo che arrivati a novembre ho trovato un certo equilibrio e riesco abbastanza a cavarmela, con tutti i limiti di una maestrina alla sua prima esperienza.
Nei ritagli di tempo ho studiato a capofitto per un concorso del comune di Milano, che haimè, nonostante gli sforzi non son riuscita a passare proprio all'ultimissima prova, perchè oramai grazie al nuovo modo di pensare la scuola proposto dal ministero la scuola deve essere come un'azienda e quindi le maestre piccole manager che non si occupano solo dei bambini e delle famiglie, ma devono conoscere anche che cosa sia il back-office e il front-office. Perchè se non lo sai sei out, non sei una buona maestra e...ti bocciamo all'esame! Scusate lo sfogo, ma ho studiato come una matta per sei mesi, sono tornata un mese in anticipo dall'Africa per partecipare a questo concorso e vengo bocciata perchè non rispondo ad una domanda che non centra nulla con la scuola dell'infanzia!
Poco grave, la mia mamma dice sempre che nella vita quando si chiude una porta, si apre sempre una finestra. Speriamo! La vita riserverà altre opportunità lavorative.
Ma ci sono tante altre belle novità che mi tengono su di morale.
Si sta avvicinando il Natale e ora il mio cervellino sta frullano mille idee-regalo hand-made.
Se andiamo al mercato ci sono arance, castagne, verze, cavoli, cavolfiori...mmm tutto è cambiato i sapori dell'autunno mi fanno impazzire!
E poi adesso abbiamo una piccola baita in montagna sopra Champolouc, un angolino di paradiso sopra i 2000m. Ha già nevicato, oggi nevicherà di nuovo e domani ci andremo a rifugiare lì per goderci due giorni di meritato riposo, nascosti dal resto del mondo.
A Martedì le foto!

martedì 7 settembre 2010

Friggitelli ripieni

Quando compri al mercato i friggitelli te ne danno sempre una marea e non è che si possono fare tutti fritti in padella!
E allora spulciando sul web mi son fatta ispirare per farli ripieni con, ovviamente, un ripeno svuota-frigorifero. Nè è uscito un piattino veramente sfizioso, che può essere perfetto anche per un aperitivo(anche se in questo caso io sceglierei i friggitelli più piccoli in modo che siano un fingher food)

Anche la preparazione non richiede molto tempo in quanto li ho cotti al microonde, (ci ho impiegato più a riempirli che a cuocerli), ma in caso si preferisse il forno normale, penso che il risultato sia ottimo ugualmente.
Ovviamente nel ripieno ci si può mettere di tutto e di più sarebbero state perfette le acciughe, ma haimè sono una delle poche cose che mio marito non gradisce...


  • 12 friggitelli grossi
  • 8 fette di pan carrè
  • 8 capperi sotto sale
  • 8 olive nere
  • origano, maggiorana, sale
  • 20 g grana grattuggiato
  • olio di oliva

Lavare i friggitelli, tagliare la testa e con l'aiuto di un coltello svuotare l'interno ed eliminare tutti i semini, se necessario passandoli sotto l'acqua corrente.

Bagnare sotto l'acqua il pane strizzarlo e metterlo in una ciotola. Aggiugnere quindi un pizzico di sale, le olive e i capperi tritati grossolanamente, un po' di origano e di maggiorana, il grana grattuggiato. Quindi mescolare il tutto con le mani.

Rimpire i friggidelli con il ripieno, ma senza eccedere in quanto una volta in forno i peperoni si rimpiccioliranno, ma il ripieno no, quindi rimarrà in parte fuori(come è successo a me!)

Disporli in una teglia adatta al microonde e irrorarli con un filo di olio. Cuocere al microonde con funzione combinata micro+grill 350 W per 15 minuti.

lunedì 6 settembre 2010

Torta ai mirtilli

E con la panna acida mo' che ci faccio? Et voila! una bella torta ai mirtilli!
Avevo degli ottimi mirtilli in frigorifero e allora ho cercato sul blog una ricetta che potesse farli rendere al meglio. Ho trovato
qui questa ricetta che è un cheescake cotto un po' complesso nell'elaborazione e particolare al gusto.
La base non ha lo zucchero e quindi la torta non risulta particolarmente dolce e quindi c'è a chi fa impazzire e a chi non piace più di tanto. La mancanza di zucchero fa risaltare ancora di piu il sapore dei mirtilli.


per uno stampo da 24 cm

per la base:

  • 250g di farina
  • 1 cucchiaino di sale
  • 125 g di burro a temperatura ambiente
  • 1 tuorlo d'uovo
  • 3 cucchiai d'acqua fredda

    per il ripieno:
  • 300 ml di panna acida
  • 2 cucchiai di whisky liquoroso
  • 100 g di zucchero
  • 1/4 di cucchiaino di cannella
  • 1 pizzico di sale
  • 2 uova
  • 450 g di mirtilli freschi

Preparare la base mescolando prima farina, sale e burro con una forchetta fino a che il burro non viene sbriciolato del tutto, quindi aggiungere il tuorlo e l'acqua e si forma una palla che dovrà essere avvolta in una pellicola e lasciata riposare in frigorifero in per almeno mezz'ora.

Quindi stendere la pasta molto il più sottile possibile e rivestire la teglia. farla raffreddare in freezer per 10 minuti, quindi ricoprirla con un foglio di carta da forno e riempirla di fagioli secchi ed infornare per 10 minuti a 200 gradi. Sfornare, eliminare i fagioli e la carta da forno e spennellare la pasta intiepidita con dell'uovo sbattuto (per evitare che il ripieno bagni troppo la base ed anche per sigillare, eventualmente, quei buchini che tendono a formarsi sul fondo).

ripieno:

Mettere la panna acida, , il whisky, lo zucchero, la cannella, il sale e le uova all'interno di una ciotola e sbattere tutto con una frusta. Ricoprire la base della torta con uno strato di mirtilli e versarvi sopra il composto alla panna acida. Infornare nuovamente per 45 minuti o finchè la crema si sarà addensata e la crosta risulterà leggermente dorata. Sfornare e lasciar raffreddare.

Nell'originale c'era anche questo passaggio che io non son riuscita a fare per questioni di tempo, ma che forse avrebbe reso il sapore un po' più dolce:

Intanto, sciogliere la marmellata posta in un pentolino, a fuoco basso, aggiungendo un cucchiaino d'acqua se necessario. Filtrare con un setaccio. Unire i mirtilli rimasti e versare il tutto sulla crostata. Lasciar raffreddare in frigorifero, per almeno un'ora, ricordandosi però di tirarla fuori almeno 15 minuti prima di servire.

martedì 31 agosto 2010

PANNA ACIDA

DA DA ECCOMI QUA!


E finalmente con una bella (si fa per dire!) foto! eh sì finalmente sono riuscita a scegliere la mia nuova macchina fototgrafica! Non è una reflex, ma nemmeno una compatta, è una bridge della samsung con alcune funzioni manuali...tanto per incominciare a smanettare un po'!


E allora...non potevo aspettare a postare qualCosina! Eccola qua la preparazione per la panna acida home made, (visto che al supermercato è quasi impossibile trovarla) utile in diversi modi in cucina uno tra tutti i cheescake...mmm!


  • 200g panna liquida
  • 125 g yogurt tipo greco (io ho usato il total)

  • 2 cucchiai di limone

Mescolare in una ciotola lo yogurt e il limone, quindi aggiungere la panna liquida poco a poco continuando a mescolare.

Coprire con una pellicola e lasciare riposare per 24 ore più o meno.



martedì 24 agosto 2010

Empasse

Ciao!
Mi trovo in un momento di stallo e non so proprio che pesci pigliare.
Allora chiedo aiuto a chi ogni tanto butta l'occhio qui sul forno, chissà che voi riusciate a farmene venirne fuori.
Orami è più di un mese (anzo forse due) che la mia macchina fotografica digitale compatta è rotta...quindi...direte voi comprane una nuova! Già sembra facile, ma quale scegliere? Il mio desiderio di foodblogger sarebbe quello di comprare una reflex digitale per riuscire a migliorare la qualità delle mie foto.
Chi mi conosce (mio marito in prima linea) me lo sconsiglia, perchè di foto non ne capisco niente e quindi sarebbe una spesa inutile...
mmm...che fare? certo se le relfex costassero meno non avremmo dubbi!
E' da quando sono tornata dalle vacanze che vago per i vari negozi in cerca di una macchina fotografica, ma senza alcun risultato! Non riesco proprio a comprarla.
E nel frattempo...cucino senza postare (che è peggio!)
Help...consigli, consigli, consigli...

venerdì 20 agosto 2010

Il ritorno

Eccomi qua, finalmente di ritorno dalle vacanze.
La nostra "casa dolce casa" ci aspettava piccola e essenziale come sempre, i nostri fiori erano in trepida attesa di mani amorevoli che tutte le mattine li annaffiassero e la lavatrice si stava già preparando per la dura battaglia con tutto il bucato del fine-vacanza.
Abbiamo passato delle belle Vacanza in Italia. Dopo sei mesi in Benin ci siamo rituffati per 15 giorni nei colori, nei sapori e negli odori del Bel Paese. Anche questa volta ci siamo stupiti di quante bellezze nasconda la nostra Italia, un bel tuor tra Puglia, Abruzzo e Marche.
avrei mille racconti da fare e mille immagini da mostrare, ma haimè la mia macchina fotografica è rotta e....sciagura vuole che anche quelle di tutti gli altri partecipanti a tre giorni dalla partenza sono rimaste in ammollo nel salatissimo mare pugliese per una mezz'oretta, giusto il tempo per distruggersi! Come? Semplice, basta noleggiare un gommone per visitare le isole Tremiti e il gioco è fatto! In mezz'ora abbiamo imbarcato tanta acqua da avere i piedi completamente sommersi e la botola a tenuta stagna, forse non era poi così stagna!
Risultato: zero foto delle vacanze...

sabato 24 luglio 2010

Made in Africa

Visto che la mia macchina fotografica è rotta e visto che mio marito è ancora al lavoro, ho deciso di postare l'unica ricetta africana che ero riuscita a farmi descrivere con cura nella sua preparazione.
In Benin mangiano molte polentine fatte con i più svariati tipi di farina: mais, grano, miglio, sorgo, fagioli, manioca...
Ognuna ha un procedimento un po' diverso a seconda della farina usata, quella che sto per descrivere e il cibo diciamo di "tutti i giorni"(come la nostra pasta al sugo) è veloce da preparare, mentre ci sono altri tipi di polente che richiedono più tempo e procedimenti più complessi, anche se, a mio giudizio, quest'ultime sono anche le più buone!

Questa ricetta mi è stata "regalata" da Angelique, la nostra vicina di casa, una ragazza di 16 anni che lavorava come domestica e tutto fare nella casa dei medici nostri vicini.



Sono passati diversi giorni, ma ricordo esattamente quel momento, era un sabato pomeriggio e Paolo lavorava (strano!) io non sapevo cosa fare e allora mi sono diretta verso il cortile di Angelique che stava trafficando nella speranza di accendere il fuoco, mi sono seduta sulla panchina sotto il Mango e le ho chiesto se poteva insegnarmi a cucinare quello che stava per preparare. Ha risposto con una sonora risata...tipica reazione africana! Ma poi ha cominciato a spiegarmi passo passo come cucinare, era orgogliosa al pensiero che io avrei preparato in Italia questa ricetta, anche se era perplessa e incuriosita dalle foto che facevo!

ecco qui la ricetta così come l'avevo scritta ormai purtroppo tanti tanti mesi fa.

Angelique ha messo un pentolone di acqua sul carbone a bollire.
In un pentolino riempito con circa 700 g di acqua versa la farina di grano (2 - 3- etti??) e inizia la mescola con la mano.
Quando l’acqua bolle versa acqua e farina dentro al pentolone sul fuoco e comincia a mescolare con un grande cucchiaio in legno.
La lascia cuocere continuando a mescolare per una quindicina di minuti, quindi toglie la metà del contenuto, lo mette in un pentolino a raffreddare.
Intanto nella pentola sul fuoco versa altrettanta farina e il contenuto diventa rapidamente molto consistente e difficile da mescolare.


Dopo alcuni minuti ricomincia a versare nel pentolone sul fuoco il miscuglio di farina e acqua che aveva sottratto prima dal calore del fuoco.




A poco a poco, continuando a mescolare ha rimesso tutto il contenuto nel pentolone, lo lascia cuocere per alcuni minuti e…è pronto!


Non ha per niente un bell’aspetto! Ma bisogna sapere che questo pastrugno va mangiato insieme alla souce, la salsa che può essere di diverso tipo di arachidi, di pomodoro…e acquista un buon sapore.
Grazie Angelique!

domenica 18 luglio 2010

Pasta estiva

Domani si parte per le vacanze, un giretto per l'Italia in campeggio, abbiamo solo un'idea di massima, poi il resto verrà da sè a seconda del tempo, della voglia e della compagnia.
Obiettivo: vedere posto meravigiosi e affogare tutti i nostri pensieri belli e brutti dentro a un mare meraviglioso.
ma prima di partire volevo regalare una ricettina facile facile, a prova di imbranati.
L'altra sera mi hanno criticata dicendo che le ricette che posto sono troppo complicate e lunghe... Boh, a me non sembra di essere una grande food blogger, ma comunque per accontentare tutti, ecco qui una ricettina veloce, veloce, ma molto gustosa, estiva, fresca! Niente foto purtroppo...
  • 300g pasta piccola (tipo ditalini)
  • 1 confezione di fiocchi di latte (tipo jocca)
  • 20 pomodorini
  • basilico (a discrezione)
  • olio
  • sale
Mentre fate cuocoere la pasta, tagliate i pomodorini a pezzettini piccoli, quindi conditeli con olio e sale.
Quando la pasta è pronta unite i fiocchi di latte, i pomodorini e il basilico e mescolate!
E' buona sia fredda che calda, a me piace farla con la pasta piccola così la posso mangiare col cucchiaio! (come i bambini!)
E se non ci si rivede per un po'....
Buone vacanze a tutti!
e speriamo di riuscire a scoprire nuove ricette in viaggio per l'Italia!

venerdì 16 luglio 2010

DI TUTTO UN PO'

Dopo un lungo periodo di assenza eccomi qui!

"di tutto un po'", perché in questi giorni ho fatto davvero tante, tante cose e molto diverse fra loro.

Prima di tutto ho passato una bellissima settimana tra le colline pavesi, con il centro estivo residenziale della ormai mitica associazione Campacavallo. E' stata una settimana molto rilassante, nonostante fosse lavorativa, ma i bambini quando non sono richiusi nelle città e non sono bombardati di impegni di ogni tipo che sono obbligati a svolgere, rinascono e sono davvero speciali.

Passavamo le mattinate a dare da mangiare alle mucche, a stupirci dei fiori, raccogliere ribes dall'orto e siamo riusciti anche a cucinare delle ottime crostate di...ribes!

Tutto condito di giocoleria e cavalli! Bello!


Poi con Paolo abbiamo pensato bene di festeggiare il nostro anniversario di matrimonio con una bellissima passeggiata tra i rifugi delle Alpi Orobie, paesaggi bellissimi, se non fosse stato per la quantità di neve che abbiamo incontrato e che ci ha fatto fare una rovinosa caduta. A parte lo spavento, in tutto ciò SI E' ROTTA LA MACCHINA FOTOGRAFICA!

Era una piccola compatta, forse viene il momento di fare il grande acquisto, ma ci devo riflettere un po', valutare modelli, costi...quindi per un po' niente foto!

Infine abbiamo passato un meraviglioso week end macinando chilometri sulle nostre biciclette con "la compagni dei medici", persone preziose, che non riusciamo a vedere spesso, ma che sono veramente eccezionali!

Abbiamo fatto il "giro delle tre case" da Arona passando per il lago d'Orta, attraversando Cannobio, Santa Maria Maggiore e per i più impavidi il giro è finito con la grande salita di Macugnaga.

Tutti bravi, nonostante la pioggia e le gambe rotte.

E ora...di nuovo al lavoro!


domenica 13 giugno 2010

Lonza di Maiale al latte

è arrivato il caldo, ma c'è chi imperterrito come me continua ad utilizzare i fornelli!
Ecco qua una ricetta vecchia come il cucco, ma sempre buona e gustosa. Quindi la posto ugualmente, anche perché ha fatto un figurone con gli ospiti, ma è molto semplice da preparare, anche se un po' lunghetta nella cottura (circa 1 ora).


Per 4 persone (2 fettine sottili a testa)
  • 600g di lonza di maiale
  • 300 g di latte
  • farina q.b.
  • due rametti di rosmarino
  • sale e pepe
  • due spicchi di aglio
  • mezzo bicchiere di vino bianco
  • olio E.V.O.

In una casseruola dai bordi alti far soffriggere l'aglio. Nel frattempo infarinare il pezzo di maiale e farlo rosolare a fuoco vivo per alcuni minuti in modo che diventi bello colorito. Aggiungere il rosmarino e sfumare con il vino bianco.

Quando il vino è evaporato, aggiungere il latte, abbassare a fuoco bassissimo, salare e pepare da entrambe le parti, coprire con un coperchio e far cuocere per circa un'oretta. (girarlo di tanto in tanto).

Okkio al fuoco! se la fiamma è troppo alta il latte in ebollizione esce!

Dopo un'ora estrarre il pezzo di carne, tagliarlo a fette e rimetterlo nella casseruola per completare la cottura (oppure in una padella più ampia in modo da adagiarlo) per una decina di minuti.

Quindi servire insieme al suo magnifico puccino!

mercoledì 2 giugno 2010

Torta salata ai fiori di zucca

Finalmente una torta salata! Non avevo ancora mangiato la pasta sfoglia dal ritorno dall'Africa ed è come sempre buonissima!
Ricetta velocissima come tutte le altre torte salate! ( e ancora una volta svuota- frigorifero!)


  • 10 fiori di zucca con zucchina incorporata
  • 2 uova
  • 1/2 bicchiere di latte (facoltativo)
  • 5 pomodorini
  • sale e pepe
  • 20 g di formaggio duro
  • 1 rotolo di pasta sfoglia

Lavare i fiori di zucca e togliere il pistillo dal centro. Tagliare a rondelle le zucchine ( non i fiori!) e farle soffriggere in una padella con olio EVO per 5 minuti. Salare.

Riempire ogni fiore con un cubetto o due di formaggio.

In una ciotola sbattere le uova, aggiungervi quindi il latte, salare e pepare.

Foderare lo stampo con la carta da forno e la pasta sfoglia, disporre sul fondo le zucchine e i pomodorini tagliati a pezzetti, versare il composto di uova e latte. Quindi disporre a raggiera i fiori di zucca e riversare all'interno dello stampo la pasta sfoglia avanzante.

Cuocere a 220° per 30 minuti

Pasta alla crema di Melanzane

Finalmente il sole, le belle giornate e le montagne all'orizzonte!
E girando per il mercato è tutta un'esplosione di frutta e verdura, allora ecco che propongo una ricetta facilissima, estiva e anche abbastanza veloce a base di melanzane. Questa volta però non fritte, ma al forno, quindi più digeribili e leggere. L'ho copiata pari pari da "La cucina italiana", ma l'ho un po' modificata perché invece che passare al tritatutto gli ingredienti li ho pestati nel mortaio del pesto. Qui ricopio la ricetta originale, a voi la scelta, dipenderà dai gusti se preferite sentire sotto i denti i pinoli o se preferite che i sapori si mescolino tra loro...


Per 6 persone
  • 2 melanzane (500 g più o meno)
  • uno spicchio d'aglio
  • un ciuffetto di prezzemolo
  • un cucchiaio di pinoli
  • un pizzico di origano secco
  • sale
  • pepe
  • 500 g di pasta corta

Tagliare a metà le melanzane e incidere la polpa a griglia in profondità(Ovvero devono risultare tante incisioni che formano dei quadrati). Sistemare la melanzane in una teglia ricoperta da carta da forno e spennellata con un goccio di olio con la polpa rivolta verso il basso.

Infornare per 20 minuti a 200°. Una volta pronte sfornarle, girarle con la polpa all'insù e lasciarle intiepidire.

Con un cucchiaio togliere la polpa dalle melanzane, batterla e tagliarla con un coltello. Salare e pepare.

Nel frattempo sbucciare e tritare l'aglio, il prezzemolo e i pinoli separatamente, quindi unirli insieme e tritarli ancora aggiungendovi l'origano. Far soffriggere per 4- 5 secondi in una padella con 50 g di olio EVO.

Quindi unire il trito alle melanzane, mescolare bene e aggiungere alla pasta. Si può completare con grana o pecorino grattuggiato.

P.S. La rivista dice che è possibile preparare in anticipo questa crema e conservarla in frigorifero, ma in tal caso va diminuita la dose di aglio che si intensifica nel tempo. Far rinvenire il sugo scaldandolo dolcemente con pochissima acqua di cottura della pasta.

sabato 22 maggio 2010

Colori

Siamo tornati ormai da un paio di settimane, e pian pianino ci stiamo riabituando alla routine Milanese. Il sole e il cielo limpido che ci permettono di vedere dalla finestra (anche se lontanissime) la Grigna, la Grignetta e il Resegone sicuramente influisce positivamente sui nostri corpi e sulle nostre menti.
Purtroppo quando eravamo in Benin la connessione internet era pessima e mi sono accorta di aver pubblicato pochissimo su quest'esperienza, allora cercherò un po' alla volta di ricordare con foto e pensieri alcuni aspetti della "nostra" Africa.
Da dove cominciare? Boh! In realtà avrei sempre voluto fare un post sulle stoffe e sugli abiti locali e allora....via che si riparte!


I beninois sono un popolo che ama i colori (ma questo credo che si possa estendere a gran parte dei paesi Africani), sostengono che sulla loro pelle molto scura stiano bene gli abiti chiari e colorati, ma non quelli scuri che invece si addicono a noi bianchi.

In tutti i mercati si possono trovare bancarelle di stoffe di ogni colore, è poco diffuso il pret - a - porter mentre di norma si va al mercato a comperare la stoffa e poi la si porta al sarto che confeziona l'abito a richiesta.
I sarti sono numerosissimi in paese, credo che sia uno dei lavori più diffusi, con il rischio di non riuscire a guadagnare un gran che vista la concorrenza.
La prima volta che ho provato a comperare una stoffa sono rimasta confusa perché non venivano vendute al metro. Esiste un unità di misura che viene chiamata PAGNE. Il Pagne è la quantità di tessuto necessaria per cingerlo attorno alla vita e farne una gonna (2 m x 1,20 m circa) e da lì non si sgarra! Puoi comprare uno, due, tre pagne, ma non mezzo metro di stoffa.
Poco grave visto che il prezzo delle stoffe comuni era irrisorio rispetto a quanto costano qui!




Il Pagne è un tessuto estremamente versatile che viene usato per fare veramente di tutto. Chi se lo può permettere si fa confezionare i vestiti dal sarto, ma le donne spesso utilizzano il pagne fermato a modi pareo per coprirsi dalla vita in giù. Il pagne viene utilizzato per portare i bimbi sulla schiena e se si portano grossi carichi sulla testa viene avvolto e arrotolato e messo tra la testa e il carico per attutirne il peso.



In ospedale abbiamo viso i mille usi dei pagne. Essi vengono tagliati a pezzi e fungono anche da pannolini per i neonati, una volta che diventano vecchi vengono utilizzati anche come stracci. I malati invece delle lenzuola sul lettino dell'ospedale, avevano il loro pagne.

Anche i bambini lo usavano per vestirsi, spesso avevano abitini cuciti, ma altre volte lo legavano semplicemente al collo e fungeva da abito completo. Anche le donne (quelle in ospedale o quelle nei villaggi) lo portavano come abito completo semplicemente fissato al petto.



Ovviamente le mie valige erano piene di pagne! ho preparato tanti regalini per amici e parenti e qualche vestito, anche se intendermi col sarto è stata un po' un impresa!
Durante il mio soggiorno mi sono fatta diversi abiti africani e li usavo spesso, in quanto il cotone era veramente fresco e pratico da usare. Inoltre tutte le volte che mi vestivo così tutta la gente che mi incontrava mi ringraziava. Sì era proprio starno, ma mi diceva cose del tipo "grazie per esserti vestita come noi", si sentivano onorati, era un modo per comunicare loro che mi piaceva il loro modo di vestire.

Inutile dire che una volta arrivata a Milano, il colore più acceso che ho visto era il grigio...
ci era venuta una tristezza!!!! Ma ora che è uscito il sole...torneranno i colori dell'estate!













martedì 18 maggio 2010

Patate al latte

Eccomi qua finalmente con una ricetta, nata per caso. Avanzava Un po' di latte...che farci? Non avevo voglia di torte o dolci, cerca cerca e trovo una singola patata abbandonata e il gioco è fatto: latte e patata!
Ricetta italianizzata del "gratin dauphinois" un must della cucina francese, che è molto più ricco perché ci va la panna, diciamo che il mio è più light.
Qui troverete le dosi microscopiche per due persone (il mio scopo era finire gli avanzi!) basta aumentarle per ottenere lo stesso risultato sfamando più bocche.

  • 1 patata a pasta bianca
  • 200 ml di latte
  • 1 spicchio d'aglio
  • 20 g parmigiano reggiano
  • sale e pepe
  • burro

Scaldare il latte in un pentolino con lo spicchio d'aglio sbucciato e un po' schiacciato per permettere di far uscire il suo sapore.

Tagliate la patata a fettine rotonde sottilissime, io mi sono aiutata con la lama per fare più in fretta, salarle grossolanamente.

Quando il latte bolle salare, pepare, grattuggiare un po' di noce moscata (se piace), aggiungere le patate e il parmigiano grattuggiato.

Far cuocere per 20 minuti a fuoco basso. Attenzione! Tende ad attaccarsi, quindi mescolate frequentemente.

Una volta pronto versare il tutto in una pirofila precedentemente imburrata e cospargete la superficie con fiocchetti di burro.

Infornare a 280° per 1 ora.

Alla fine deve risultare dorato, quindi se necessario a fine cottura accendere il grill.

mercoledì 12 maggio 2010

NOSTOS


Siamo tornati ormai da una settimana, ma riambientarsi non è così semplice come pensavo. Il tempo perennemente uggioso non aiuta, ma a prescindere da questo il nostro cuore è rimasto là a Tanguièta.


E' difficile per me ricominciare a parlare di cibo. Dopo aver vissuto sei mesi in un paese poverissimo dell'Africa il mio rapporto con il cibo è sicuramente cambiato. Noi volontari eravamo dei privilegiati perché avevamo tre pasti assicurati al giorno e una o due volte la settimana potevamo mangiare anche la carne. Ma comunque per me sono stati mesi sofferti dal punto di vista alimentare. Chi mi conosce sa che mi piace mangiare e mangiare bene.

Lì a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli non c'era molta varietà di cibi, frutta e verdure, quindi anche avendo le risorse economiche per poter acquistare non c'era molta scelta.

La mancanza di varietà col passare dei mesi a fatto passare il piacere della tavola e sia io che Paolo andavamo a mangiare solo perché dovevamo nutrirci, senza nessuna soddisfazione.

Va detto anche che noi non siamo persone difficili e schizzinose, infatti i primi due mesi eravamo entusiasti del cibo semi-occidentale che ci veniva servito, ma dal terzo mese in poi eravamo saturi di riso e pasta con la passata di pomodoro sempre uguale ogni giorno.

Le quantità anche non erano quelle a cui siamo abituati qui; era per noi normale alzarci da tavola con il senso di fame ancora nello stomaco.

Non lo dico per impietosire, ma perché questo è quello che abbiamo vissuto e voglio anche specificare che nessuno dei volontari è mai morto di fame a Tanguièta.

Questo vuol dire che mangiare di meno si può e il nostro organismo sicuramente non ne risente, anzi ne può trarre solo giovamento.

Se invece si usciva dalla casa dei volontari, allora lì sì che si incontrava la fame vera. L'ospedale aveva aperto un centro apposito per i bambini malnutriti ed era sempre affollato.

La malnutrizione è una piaga dilagante in Benin, i bimbi malnutriti erano di tutte le eta anche piccolissimi, neonati di mamme malnutrite anche loro.

Vedere un bimbo malnutrito era come vedere un fantasma, occhi persi nel vuoto, solo pelle e ossa...inspiegabile a parole e nessuna foto può rendere quello che si prova davanti a loro.

Non voglio tediare, ma cercare di far capire perché ora il mio rapporto con il cibo sia cambiato, perché mi sono disgustata davanti ad amici che trangugiavano avidamente patatine e mi sono ritrovata a piangere quando sono entrata per la prima volta al supermercato, che mi è sembrato troppo, eccessivo, volgare, un insulto al resto del mondo che muore di fame.

Ma questo è il primo impatto, ho ricominciato a cucinare a casa cose semplici ma dai sapori buonissimi, non certo degne di essere messe su un blog di cucina, ma vi assicuro che il panino crudo e crescenza che abbiamo mangiato oggi ci sembrava degno di un re!


domenica 9 maggio 2010

TORNATI!

Eccoci qui di ritorno!
la freddissima Milano ci ha accolto con una pioggia abbondante, che poco ricordava la benedizione delle piogge africane!
Pensavo di morire dal freddo passando dai 40° di Tanguièta ai 10° di Malpensa....
Abbiamo per l'ultima volta salutato persone luoghi, odori e sapori che rimarranno indelebilmente scolpiti dentro le nostre menti e i nostri cuori ed ora siamo qui, pronti a voltare pagina e a ricominciare a scrivere qualcosa di nuovo con la consapevolezza del vecchio.
Africa a bientot!

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua!!!



Il giorno di Pasqua è stato benedetto con la prima pioggia. Dal primo di novembre qui a Tanguiéta non avevamo mai visto scendere una goccia dal cielo, mentre oggi...un temporale di un'ora e mezza ha innondato l'ospedale.

Si tratta della Pioggia dei Manghi.
Nella stagione in cui maturano i manghi è prevista una pioggia a cui poi seguirà il "vero" caldo a detta dei locali...
Peccato che qui ci sono già 40° all'ombra, non immagino come possa essere più caldo di così!
Comunque tempo un mese e arriverà la stagione delle piogge, ma purtroppo noi non riusciremo a vederla, perchè a causa di motivi lavorativi, il nostro rientro è anticipato al 4 maggio!

Ancora un mese e poi si ritorna!
Buona Pasqua a tutti!!!
p.s. mi chiedono dall'italia quali sono i piatti tipici pasquali qui...ovviamente non ce n'è, ma ci sono tantissimi e succulentissimi manghi!

domenica 7 febbraio 2010

PARCO NATURALE DELLA PENDJARI



Siamo riusciti ad addentrarci un paio di giorni nel parco naturale del Pendjari (ai più tristemente famoso per le sorti di Fausto Coppi) e ci siamo lasciati avvolgere dalla selvaggia savana.
Scovare le diverse specie di gazzelle e antilopi e correre affianco a loro, osservare una miriade di uccelli dai colori e le forme ammalianti, essere circondati dai babbuini, vedere le immersioni ed emersioni degli ippopotami, prendere il sole insieme ai croccrodilli dai denti aguzzi, sorridere di fronte ai simpatici facoceri, trovarsi di fronte ad una mandria enorme di bufali, lasciarsi incantare da un gruppo di elefanti dalle orecchie grandi con i loro cuccioli, essere spiati dai leoni.
Quante emozioni suscita vedere tutti questi animali nel loro habitat naturale. Il cerchio della vita.
Non sei tu che guardi gli animali ma loro che ti fissano e ti chiedono che cosa ci fai li.
Chi l’avrebbe mai detto che un elefante possa passare a pochi metri di distanza senza che tu uomo occidentale te ne accorga? Il mimetismo della fauna qui è impressionante, i colori dei diversi animali corrispondono esattamente a quelli della savana (tutte le tonalità di marrone, i grigi, il nero, il giallo con le sue sfumature, qualche colpo di verde). Capisci l’importanza dell’acqua che da la vita nel vedere le gazzelle che vengono con i loro piccoli ad abbeverarsi alle pozze.


Paolo e Laura