Lilypie First Birthday tickers

Lilypie First Birthday tickers

sabato 22 maggio 2010

Colori

Siamo tornati ormai da un paio di settimane, e pian pianino ci stiamo riabituando alla routine Milanese. Il sole e il cielo limpido che ci permettono di vedere dalla finestra (anche se lontanissime) la Grigna, la Grignetta e il Resegone sicuramente influisce positivamente sui nostri corpi e sulle nostre menti.
Purtroppo quando eravamo in Benin la connessione internet era pessima e mi sono accorta di aver pubblicato pochissimo su quest'esperienza, allora cercherò un po' alla volta di ricordare con foto e pensieri alcuni aspetti della "nostra" Africa.
Da dove cominciare? Boh! In realtà avrei sempre voluto fare un post sulle stoffe e sugli abiti locali e allora....via che si riparte!


I beninois sono un popolo che ama i colori (ma questo credo che si possa estendere a gran parte dei paesi Africani), sostengono che sulla loro pelle molto scura stiano bene gli abiti chiari e colorati, ma non quelli scuri che invece si addicono a noi bianchi.

In tutti i mercati si possono trovare bancarelle di stoffe di ogni colore, è poco diffuso il pret - a - porter mentre di norma si va al mercato a comperare la stoffa e poi la si porta al sarto che confeziona l'abito a richiesta.
I sarti sono numerosissimi in paese, credo che sia uno dei lavori più diffusi, con il rischio di non riuscire a guadagnare un gran che vista la concorrenza.
La prima volta che ho provato a comperare una stoffa sono rimasta confusa perché non venivano vendute al metro. Esiste un unità di misura che viene chiamata PAGNE. Il Pagne è la quantità di tessuto necessaria per cingerlo attorno alla vita e farne una gonna (2 m x 1,20 m circa) e da lì non si sgarra! Puoi comprare uno, due, tre pagne, ma non mezzo metro di stoffa.
Poco grave visto che il prezzo delle stoffe comuni era irrisorio rispetto a quanto costano qui!




Il Pagne è un tessuto estremamente versatile che viene usato per fare veramente di tutto. Chi se lo può permettere si fa confezionare i vestiti dal sarto, ma le donne spesso utilizzano il pagne fermato a modi pareo per coprirsi dalla vita in giù. Il pagne viene utilizzato per portare i bimbi sulla schiena e se si portano grossi carichi sulla testa viene avvolto e arrotolato e messo tra la testa e il carico per attutirne il peso.



In ospedale abbiamo viso i mille usi dei pagne. Essi vengono tagliati a pezzi e fungono anche da pannolini per i neonati, una volta che diventano vecchi vengono utilizzati anche come stracci. I malati invece delle lenzuola sul lettino dell'ospedale, avevano il loro pagne.

Anche i bambini lo usavano per vestirsi, spesso avevano abitini cuciti, ma altre volte lo legavano semplicemente al collo e fungeva da abito completo. Anche le donne (quelle in ospedale o quelle nei villaggi) lo portavano come abito completo semplicemente fissato al petto.



Ovviamente le mie valige erano piene di pagne! ho preparato tanti regalini per amici e parenti e qualche vestito, anche se intendermi col sarto è stata un po' un impresa!
Durante il mio soggiorno mi sono fatta diversi abiti africani e li usavo spesso, in quanto il cotone era veramente fresco e pratico da usare. Inoltre tutte le volte che mi vestivo così tutta la gente che mi incontrava mi ringraziava. Sì era proprio starno, ma mi diceva cose del tipo "grazie per esserti vestita come noi", si sentivano onorati, era un modo per comunicare loro che mi piaceva il loro modo di vestire.

Inutile dire che una volta arrivata a Milano, il colore più acceso che ho visto era il grigio...
ci era venuta una tristezza!!!! Ma ora che è uscito il sole...torneranno i colori dell'estate!













martedì 18 maggio 2010

Patate al latte

Eccomi qua finalmente con una ricetta, nata per caso. Avanzava Un po' di latte...che farci? Non avevo voglia di torte o dolci, cerca cerca e trovo una singola patata abbandonata e il gioco è fatto: latte e patata!
Ricetta italianizzata del "gratin dauphinois" un must della cucina francese, che è molto più ricco perché ci va la panna, diciamo che il mio è più light.
Qui troverete le dosi microscopiche per due persone (il mio scopo era finire gli avanzi!) basta aumentarle per ottenere lo stesso risultato sfamando più bocche.

  • 1 patata a pasta bianca
  • 200 ml di latte
  • 1 spicchio d'aglio
  • 20 g parmigiano reggiano
  • sale e pepe
  • burro

Scaldare il latte in un pentolino con lo spicchio d'aglio sbucciato e un po' schiacciato per permettere di far uscire il suo sapore.

Tagliate la patata a fettine rotonde sottilissime, io mi sono aiutata con la lama per fare più in fretta, salarle grossolanamente.

Quando il latte bolle salare, pepare, grattuggiare un po' di noce moscata (se piace), aggiungere le patate e il parmigiano grattuggiato.

Far cuocere per 20 minuti a fuoco basso. Attenzione! Tende ad attaccarsi, quindi mescolate frequentemente.

Una volta pronto versare il tutto in una pirofila precedentemente imburrata e cospargete la superficie con fiocchetti di burro.

Infornare a 280° per 1 ora.

Alla fine deve risultare dorato, quindi se necessario a fine cottura accendere il grill.

mercoledì 12 maggio 2010

NOSTOS


Siamo tornati ormai da una settimana, ma riambientarsi non è così semplice come pensavo. Il tempo perennemente uggioso non aiuta, ma a prescindere da questo il nostro cuore è rimasto là a Tanguièta.


E' difficile per me ricominciare a parlare di cibo. Dopo aver vissuto sei mesi in un paese poverissimo dell'Africa il mio rapporto con il cibo è sicuramente cambiato. Noi volontari eravamo dei privilegiati perché avevamo tre pasti assicurati al giorno e una o due volte la settimana potevamo mangiare anche la carne. Ma comunque per me sono stati mesi sofferti dal punto di vista alimentare. Chi mi conosce sa che mi piace mangiare e mangiare bene.

Lì a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli non c'era molta varietà di cibi, frutta e verdure, quindi anche avendo le risorse economiche per poter acquistare non c'era molta scelta.

La mancanza di varietà col passare dei mesi a fatto passare il piacere della tavola e sia io che Paolo andavamo a mangiare solo perché dovevamo nutrirci, senza nessuna soddisfazione.

Va detto anche che noi non siamo persone difficili e schizzinose, infatti i primi due mesi eravamo entusiasti del cibo semi-occidentale che ci veniva servito, ma dal terzo mese in poi eravamo saturi di riso e pasta con la passata di pomodoro sempre uguale ogni giorno.

Le quantità anche non erano quelle a cui siamo abituati qui; era per noi normale alzarci da tavola con il senso di fame ancora nello stomaco.

Non lo dico per impietosire, ma perché questo è quello che abbiamo vissuto e voglio anche specificare che nessuno dei volontari è mai morto di fame a Tanguièta.

Questo vuol dire che mangiare di meno si può e il nostro organismo sicuramente non ne risente, anzi ne può trarre solo giovamento.

Se invece si usciva dalla casa dei volontari, allora lì sì che si incontrava la fame vera. L'ospedale aveva aperto un centro apposito per i bambini malnutriti ed era sempre affollato.

La malnutrizione è una piaga dilagante in Benin, i bimbi malnutriti erano di tutte le eta anche piccolissimi, neonati di mamme malnutrite anche loro.

Vedere un bimbo malnutrito era come vedere un fantasma, occhi persi nel vuoto, solo pelle e ossa...inspiegabile a parole e nessuna foto può rendere quello che si prova davanti a loro.

Non voglio tediare, ma cercare di far capire perché ora il mio rapporto con il cibo sia cambiato, perché mi sono disgustata davanti ad amici che trangugiavano avidamente patatine e mi sono ritrovata a piangere quando sono entrata per la prima volta al supermercato, che mi è sembrato troppo, eccessivo, volgare, un insulto al resto del mondo che muore di fame.

Ma questo è il primo impatto, ho ricominciato a cucinare a casa cose semplici ma dai sapori buonissimi, non certo degne di essere messe su un blog di cucina, ma vi assicuro che il panino crudo e crescenza che abbiamo mangiato oggi ci sembrava degno di un re!


domenica 9 maggio 2010

TORNATI!

Eccoci qui di ritorno!
la freddissima Milano ci ha accolto con una pioggia abbondante, che poco ricordava la benedizione delle piogge africane!
Pensavo di morire dal freddo passando dai 40° di Tanguièta ai 10° di Malpensa....
Abbiamo per l'ultima volta salutato persone luoghi, odori e sapori che rimarranno indelebilmente scolpiti dentro le nostre menti e i nostri cuori ed ora siamo qui, pronti a voltare pagina e a ricominciare a scrivere qualcosa di nuovo con la consapevolezza del vecchio.
Africa a bientot!